C’è una stagione che resta sospesa nella memoria del Modena e di Michele Mignani, un’annata fatta di risultati, ambizioni e silenzi. Silenzi profondi, come quelli degli stadi chiusi al pubblico per colpa della pandemia da Covid-19. A riportarlo è Il Resto del Carlino, che ricostruisce quel percorso fatto di numeri importanti ma orfano del calore dei tifosi.
Un anno di solidità e continuità
Era il campionato di Serie C 2020/21, e Mignani guidava un Modena che si dimostrò solido: 21 vittorie in 38 giornate, una media di 1,84 punti a partita. Un rendimento da alta classifica che permise ai gialloblù di chiudere al quarto posto, dimostrando concretezza e una certa identità tattica. Ma tutto si svolgeva in un’atmosfera irreale: niente cori, niente applausi, solo il rumore del pallone e delle panchine, in un calcio giocato quasi in apnea.
L’illusione playoff e l’addio annunciato
Poi arrivarono i playoff, affrontati contro l’Albinoleffe con la sensazione diffusa di un addio già scritto. Tecnicamente, il Modena non riuscì a esprimersi con la stessa intensità del campionato, ma il vero limite sembrava essere altrove: una squadra con la valigia pronta, una separazione attesa. La sconfitta fece da epilogo a un percorso vissuto a metà.
Un debutto interrotto dal Covid
Il rapporto tra Mignani e il Modena era iniziato nella stagione precedente, quella interrotta dal Covid. In 11 partite dal suo arrivo a novembre, il tecnico aveva collezionato 6 vittorie, ponendo le basi per la ricostruzione di una squadra competitiva. Ma fu un’esperienza breve, interrotta dal virus prima ancora che potesse sbocciare del tutto.